Ivano Grassi, Fondatore e Primo Presidente dell’Associazione Italiana Persone Down di Bergamo, è mancato improvvisamente.

La prematura scomparsa di Ivano lascia affranti e sgomenti tutti noi, amici e compagni del nostro comune e speciale viaggio nell’AIPD.
Il suo impegno è stato fondamentale nella realizzazione della sede di Bergamo e non meno importante la sua collaborazione nel Consiglio di Amministrazione dell’Aipd Nazionale e recentemente nel Consiglio di Amministrazione del Coordinamento Nazionale delle Associazioni delle Persone con sindrome di Down.

Il pensiero che Ivano non ci sia più ci lascia tristi e vuoti.
Ci stringiamo nel dolore di Maria Luisa, Mario, Cecilia e Gabriele, la sua meravigliosa famiglia.
Il nostro cuore è con tutti loro.

Ecco le sue parole a ricordo.

Tratto da "Dnews", pubblicazione dell'Associazione dell'anno 2005


" 1 settembre 2004 ... 1 settembre 2005

E’ passato un anno ormai da quando è iniziata questa stupenda avventura, da quando sette genitori, uniti dall’esperienza di avere un figlio con la sindrome di Down, decisero di dare vita ad una associazione.
E’ stato un anno faticoso, con alti e bassi, con momenti vissuti intensamente e profondi scoramenti, ma l’entusiasmo non è mai venuto meno; entusiasmo alimentato dalla consapevolezza che quella intrapresa era l’unica strada percorribile.
E adesso?
Adesso, ad un anno di distanza, mi trovo spesso a sognare ad occhi aperti, a guardare lontano e immaginare un futuro migliore per tutti, dove sfumano le differenze tra normalità e diversità, dove percepisco in modo forte un mondo che dia a tutti pari opportunità di vincere o di sbagliare, ma comunque di vivere.
Forse sarò un illuso, ma credo veramente in un futuro migliore per le persone Down e per i disabili in generale, un futuro dove le carezze e i buffetti sulle guance cedano il posto a robuste strette di mano. Purtroppo la strada è ancora lunga e tutta in salita. L’opinione pubblica é spesso distratta, pigra, quando non é addirittura indifferente, e preferisce pensare al mondo dei disabili in termini di solidarietà calata dall’alto, che sfiora la simpatia purché non debba comportare impegno e condivisione.
La politica, con rare eccezioni, legge questo “pianeta” in termini aridi di bilancio ed esborso di denaro pubblico, e non riesce ancora ad immaginare investimenti che obblighino i disabili stessi ad uscire dal limbo e a rimboccarsi le maniche, per guadagnarsi un posto al sole, da cittadini veri.
Sì, avete letto bene… da cittadini veri!
Il “nuovo” Diritto internazionale, pone il principio del riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana.
La Carta dei diritti fondamentali dell’UE all’art. 21 stabilisce che “è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata sul sesso, la razza …, la disabilità …” e all’art. 26 che “l’Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantire l’autonomia, l’inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità”.
La persona con disabilità, in quanto persona, è titolare di tutti i diritti e le libertà fondamentali riconosciuti dal vigente Diritto internazionale.
Autonomia, ecco la strada da intraprendere! E’ un concetto a noi molto caro, vuol dire avere spazi fisici ma soprattutto psicologici, l’ottica in materia non può pertanto essere quella della assistenzialità, bensì quella della promozione umana; autonomia vuol dire: “io posso dare, io posso darti, io posso decidere”.
L’autonomia deve diventare la creazione di un nuovo senso di sicurezza e di promozione della vita non soltanto delle persone Down, ma anche dell’uomo in generale. Forse occorrerà anche costruire nuove competenze e nuove professionalità, adatte a rispondere a bisogni nuovi e a nuove possibilità, più confacenti ad una visione globale e non distorta della persona.
Una società che mira alla realizzazione dell’autonomia della persona non può che nascere da valori culturali e da una cultura nella quale siano ridotti al minimo gli elementi che possono creare barriere.
Dobbiamo muoverci tutti insieme, elaborare progetti di vita autonoma e farci portatori di una cultura di accettazione della diversità come ricchezza per tutti.
Dobbiamo mettere in moto un circuito di intelligenze e di sensibilità che abbatta gli steccati e leghi i destini delle singole persone e dei gruppi in un’avventura di progresso.
Dobbiamo lanciare il nostro sguardo verso l’orizzonte, incamminarci in un viaggio che ci porterà a raccontare le storie reali di un mondo possibile, di un mondo vero; affinché Matteo, Anna, Paolo, Marta… abbiano un futuro dignitoso, sereno, un futuro possibile anche quando non potranno più contare sull’aiuto dei loro genitori.

Il Presidente
Ivano Grassi "

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